Nel comune di Valverde questa domanda era stata già posta nel 2015 ma ora, e più precisamente nella notte tra il 26 e il 27 settembre di quest’anno, si ripresenta più forte che mai: che cosa possiamo fare per non far crollare il terreno sotto ai nostri piedi? La risposta è molto più complicata di quanto si possa credere, e molto più ampia del piccolo comune etneo.
“Rischio idrogeologico” è un termine con cui si indicano i possibili pericoli legati alla natura geomorfologica di un territorio e/o ai suoi corsi fluviali, con attenzione anche ai fenomeni atmosferici più violenti, come le cosiddette “bombe d’acqua”. In Italia, questo rischio è presente in quasi tutto il territorio: Campania, Liguria, Calabria, Piemonte e la nostra Sicilia sono fra le regioni più a rischio. Nel caso del nostro comune, il problema è causato dall’erosione, dovuta alle falde acquifere sotterranee, del terreno sottostante la zona del santuario, che durante il temporale della scorsa notte è peggiorato.
Eppure, nonostante il problema sia conosciuto e denunciato (importante il rapporto di Legambiente del 2016 “Ecosistema a rischio” sulla situazione della nostra nazione), le azioni compiute in merito sono pochissime, e pochi sono i fondi stanziati dallo Stato in merito alla questione. Ma come per tantissimi altri problemi, il vero problema è l’indifferenza generale su questo rischio, sconosciuto alla maggior parte dei cittadini.
Perciò, cari valverdesi, vi lascio con un consiglio: evitate di andare troppo vicino all’aiuola dove si è aperta una voragine, restate al coperto in questi giorni di pioggia e informatevi: quello che vi ho illustrato in questo articolo è solo la punta di un iceberg ben più grande e pericoloso.