“L’ora legale” , intelligentissima commedia del duo comico siciliano Ficarra e Picone, fa ridere sì, ma allo stesso tempo innesta un’amarezza tale da interrogarsi sulle reali probabilità che qualcosa, in questa società, cambi. “Riprendiamoci quel che è nostro”. Questo un loop, una frase che ritorna sempre, che forse rappresenta in tutto l’agire politico: una continua rivalsa nei confronti di chi è venuto prima, per poi comportarsi allo stesso modo dei predecessori e talvolta anche peggio.
Il film si mostra circolare: non si cambia mai, non si vuole cambiare, non si è pronti o non si ha la volontà, la capacità, l’educazione? Questa è una domanda che rimane irrisolta. Ciò che viene detto esplicitamente è che si sceglie il nuovo, senza sapere davvero perchè, nel tentativo che qualcosa cambi, ma non si sa bene nemmeno cosa. E’ innegabile che c’è qualcosa che non va: e questo riesce ad annusarlo sia il professore di liceo che il parcheggiatore abusivo, sia chi non ha la minima idea di come funziona un’amministrazione sia chi gli sta dentro e non si vuole staccare dal meccanismo.
Tante domande sorgono, poche risposte, proviamo a darvene qualcuna noi.Si potrebbe dire che il nuovo, per essere socialmente accettato, ha bisogno, prima, di radicarsi nella società che desidera progredire. Dall’alto non si è cambiato mai nulla, dal basso bisogna partire. A questo punto, la consapevolezza di ciò che potrebbe cambiare induce non solo speranza, ma anche una diversa voglia di partecipazione. Sulla partecipazione, non sul disinteresse e la rassegnazione, si fonda la vera democrazia, capace di apportare innovazione.Il perenne contatto con il territorio e non la rivoluzione di punto in bianco sono la soluzione. La società deve essere istruita e per farlo occorre non amministrare chiusi nelle stanze del potere, ma importare il progetto all’interno di ogni singola piccola comunità, per condividerlo e adattarlo alle sue esigenze. Siamo giovani e ottimisti e crediamo che questo possa accadere e che non sia mera utopia.
Possiamo solo sperare che il futuro non sia più così circolare come nel film di Ficarra e Picone, ma diventi una scala in ascesa. Qualcosa dovrà pur cambiare… qualcosa… E speriamo che il Gattopardo non avesse poi così tanta ragione.